Sandro Paparatti – 1988
Camillo Catelli, il coraggio della bellezza
Già i titoli stessi che le opere recavano erano un richiamo al nostro cuore… “La casa del Poeta”, “La finestra del Poeta”, “Il sogno”; ci aprivano memorie antiche sul dramma moderno dell’Uomo; ci apparivano come trasognati pensieri tradotti in forme plastiche, con una maestria ed una padronanza della materia rilevanti.
Nelle opere in bronzo Catelli dimostra un geniale concetto dell’Arte; egli ci dice chiaramente che il “passato”, dai primi albori dell’arte, non ha terminato il suo compito, non ha finito di ammaestrare in aeternum chi all’arte si vota, ma ha lasciato tracce perlomeno evidenti, nelle opere di questo valoroso artista che sa plasmare la materia e piegarla alla sua volontà, riuscendo, come bene è stato scritto: “a recuperare in chiave moderna il senso mitico del bello vissuto”. Egli sa trarre dal bronzo espressioni elegiache di una bellezza oggi assai rara; ci pare di vedere quelle sue mani sapienti lavorare attorno alla materia con un coraggio leonino, poiché le forme lucide e lavorate, travagliate in movimenti elegantissimi, escono poi elevate a bellezza, nel racconto poetico che Catelli offre alla vista incantata dell’osservatore.
Ma non soltanto il bronzo egli ama; ama anche la bellissima e commovente terracotta, alla quale egli sa dare un colore talmente vicino alla purezza del carnicino, da lasciare incantati: “Il Trittico” ci appare in tutta la scenografica bellezza; ricordiamo, dinanzi a quest’opera la drammatica bellezza di talune rappresentazioni eschilee nel Teatro greco di Siracusa quando i personaggi, già di per se stessi favolosi, apparivano tra le scene quasi fantasmi illuminati dalla luna (…)