Paolo Ricci – Napoli, 1971
Camillo Catelli espone al Centro d’Arte Europa
Suo nonno, Camillo senior, ottantenne, dipinge, con la libertà e la spregiudicatezza di un fauve, costruendo le sue figure e i suoi paesaggi con essenzialità e rigore tonale e una violenza deformatrice che ricorda il Picasso del periodo negro. Suo padre e i suoi zìi sono anch’essi pittori, e non banali o dilettantistici, ma seriamente impegnati in una costante ricerca espressiva. II. nonno e i parenti del giovane Camillo vivono in un fondo agricolo sulla collina del Camaldoli e fanno, in pratica, i contadini, e dei contadini hanno la concretezza dei sentimenti e la semplicità del linguaggio. Su questa base di solidità e di sicurezza umana il nostro artista ha costruito la sua poetica e il suo mondo fantastico.
Così, le più accese invenzioni plastiche, i temi ispirativi più inquietanti restano sempre ancorati in lui, ad una realtà terrestre e hanno un sapore di cose vive, vere, riferibili a un mondo riconoscibile in tutti i suoi aspetti attuali, storici, anche attraverso le più impensate e stupefacenti deformazioni soggettive.
Voglio dire, insomma, che Camillo Catelli non dipinge forme gratuite, non tende all’astrattezza o al gioco fine a se stesso ma è sempre vigile e attento nel conferire umanità e autenticità di sentimenti ai suoi fantasmi.
Il mondo ispirativo di questo artista è la natura, con i cicli delle stagioni, la vita animale, la lotta per la sopravvivenza di insetti mostruosi… ed aggressivi, resi macroscopicamente e tradotti in forme che alludono in un modo agghiacciante e “attuale”, alle macchine distruttrici create dall’uomo. La furia fantastica investe anche il tema dell’uomo nella società dei consumi.
I suoi ultimi dipinti, infatti, puntano sulla resa di immagini urbane da incubo: l’uomo vi è travolto, senza possibilità di difesa: “Figure vaganti”, “Corsa nel vuoto”, “Delirio nell’acqua” sono tra le sue opere più recenti quelle che meglio esprimono la poetica “cittadina” di Catelli e lo inseriscono, con un discorso originale, nel quadro di un certo settore della giovane pittura italiana più viva e problematica: Cremonini. Calabria, Mulas; ma, ripeto, conservando un suo carattere inconfondibile e originale.
Naturalmente, egli è anche attento e sensibile a più vasti e lontani suggerimenti, sempre gelosamente fedele al suo mondo, alla sua autonomia di ricerca e alla sua freschezza inventiva. Nelle opere più recenti si avverte ad esempio l’eco di una “lettura” emozionata di Siqueiros e dei messicani, in genere (il gigantismo eroico), ma anche dei surrealisti, in ispecie di Max Ernst e di Sitherland.