Paolo Centioni – 1989
Galleria Centofiorini, Civitanova Alta
Molto suggestiva la sede ove Camillo Catelli propone un repertorio costituito da piccoli bronzi, argille, pastelli policromi. Una sorta di percorso au rebours nel passato che non si produce nell’estenuante pratica della citazione, bensì in una rilettura accorta e partecipe di quei periodi della storia dell’arte ove più fervida è la matrice sentimentale, benché, nell’autore, le pulsioni sembrino poi dar luogo ad esiti declamatori, trasognati, pregni di melanconia.
Esiti, questi, che di volta in volta stabiliscono un’affinità, una qualche sintonia ora con talune atmosfere metafisiche, tradotte dal Catelli in notturni siparietti dove il segno pare ghermire con felina efficacia, ora con oniriche visioni che ritornano alla memoria l’inquietante imagerie di un Fussli.
Esiti, questi, che di volta in volta stabiliscono un’affinità, una qualche sintonia ora con talune atmosfere metafisiche, tradotte dal Catelli in notturni siparietti dove il segno pare ghermire con felina efficacia, ora con oniriche visioni che ritornano alla memoria l’inquietante imagerie di un Fussli.
Il tutto, beninteso, filtrato da un linguaggio autonomo ed estremamente duttile, nel senso che l’impeto gestuale e segnico sopracitato viene poi ad inverarsi in una materia che ne accoglie plasticamente il vigore. Argille, quindi, felicemente impresse, isole della memoria ove al pari di un miraggio la luce rifrange e schiuma per minute creste o pendìi.
Per contro, nelle opere in bronzo, l’incedere diviene più asciutto e “solenne”, dalle superfici prima crespe ed argillose riecheggiano ora solidi bagliori, luci ed ombre ovvero, che paiono anch’esse fondere in un metallo nel quale l’autore declina perentoriamente’i propri moti interiori.