Domenico Guzzi – 1982
Il giovane scultore Camillo Catelli, presentato da Dario Micacchi, ha esposto un gruppo di opere, simbolicamente rappresentanti l’arco della sua produzione. Vi è in lui il riemergere d’una urgenza espressiva che può sorprendere. Si tratta di ricreare il vero e il vissuto nella sua totalità di forma e, quindi, di volume, cercando di imprimere, a questi, il marchio della propria visione. Così il significato di queste sculture – Catelli è artista-artigiano: fonde da sé i suoi bronzi – va ricercato non solo, formalmente, in quei suoi maestri ideali (vi si scorge soprattutto la presenza di Perez e anche il gusto per certo barocchismo) ma del dipanarsi delle situazioni del quotidiano.
Non deve sorprendere se da quelle forme tagliate, indagate nel loro profondo, sgorghi come sangue del rosso a porsi in funzione di drammatico contrasto con l’oro del bronzo. È questo uno sviluppo simbolico che proprio sulle antinomie del sociale troverà il senso del suo significato.